Cgil, Cisl e Uil regionali, insieme alle categorie del pubblico impiego, inviano un messaggio chiaro alla Regione: il confronto con il sindacato è solo agli inizi ed appare quanto meno frettoloso annunciare percorsi che non sono ancora definiti

“La Presidente della Regione Catiuscia Marini e l’Assessore Regionale Fabio Paparelli hanno annunciato interventi di modifica dell’assetto istituzionale della nostra regione a partire dalle proposte del Ministro Del Rio, il cosiddetto ‘svuota Province’, collegate all’assetto futuro delle Unioni dei Comuni. Il titolo ‘ridisegnare l’assetto della Regione’ in quanto tale denota buone intenzioni, ma come tutti i titoli deve essere declinato in proposte ed iniziative concrete. Vorremmo ricordare che il confronto con il sindacato, è solo agli inizi, e ci risulta, quanto meno frettoloso annunciare obiettivi e percorsi che non sono né definiti, né tantomeno completati”. Così in una nota Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, insieme alle categorie del pubblico impiego.
Per i sindacati umbri è indispensabile che si realizzino queste condizioni: “La costituzione della cabina di regia prevista dall’accordo nazionale con il Ministro D’Alia e le organizzazioni sindacali; la definizione preliminare del ‘contenitore’ istituzionale definitivo e il conseguente percorso normativo e giuridico“.
“Occorre che sia chiaro che – scrivono ancora Cgil, Cisl e Uil – sia nel ridisegnare l’assetto della Regione, sia nel definire la funzione e l’apporto dei lavoratori della Pa, se si vuole che le riforme siano efficaci, è indispensabile un confronto vero con il sindacato soprattutto se non c’è chiarezza nel modello istituzionale, infatti – sottolineano Cgil, Cisl e Uil – l’art. 63 comma 3° della L.R. 23 dicembre 2011 n. 18 sancisce, in modo inequivocabile, da una parte la definitiva chiusura dell’Ente ‘Comunità Montana’ dall’altra la definizione di un nuovo soggetto che, in attesa di chiamarsi ‘Unione Speciale dei Comuni o altro soggetto’, continua ad esercitare, sul territorio di pertinenza, le funzioni conferitegli dalla stessa Legge”.
“Quindi – si legge ancora – è necessario un confronto vero con il sindacato, che rappresenta gli interessi legittimi di lavoratori, che non possono essere sballottati in relazione alle profonde incertezze dell’attuale quadro politico, e che riteniamo di dover tutelare in una funzione assolutamente non corporativa. Inoltre – è ancora detto da Cgil, Cisl e Uil – vanno salvaguardati gli obiettivi e i valori del sindacalismo confederale che rivendica un ruolo nei processi di regionalismo, il ruolo delle Autonomie Locali e quindi di tutela della democrazia”.
Da questo punto di vista, i sindacati vogliono evitare che in Umbria “si consolidino tendenze, fortemente presenti a livello nazionale, che nel decisionismo spinto tendono a mettere sotto i piedi i valori del confronto e della contrattazione. Consideriamo inaccettabile – aggiungono – che da tempo (circa un mese), giace inevasa la richiesta di confronto sulla situazione difficile dei lavoratori precari. Per questo riteniamo urgente riprendere il confronto da parte della Regione con il sindacato confederale e di categoria. Un confronto che deve essere vissuto come un contributo vero ai processi di riforma e di cambiamento”.
“In questo caso – prosegue la nota – i punti di riferimento sono rappresentati: dal rilancio di una nuova fase del regionalismo, dalla valorizzazione del ruolo degli Enti Locali che potenzi la loro semplificazione e l’associazionismo nell’assetto delle Unioni dei Comuni, dalla difesa del lavoro pubblico, anello fondamentale e imprescindibile di ogni processo di riforma vera. Su questa strada auspichiamo che si passi dalle parole ai fatti”.
“Tutti dovrebbero riflettere su un fatto clamoroso – concludono i sindacati umbri nella nota – dopo 2 anni dall’approvazione della legge regionale n. 18 sulla riforma delle Comunità Montane, si sono accumulati ritardi dovuti esclusivamente alle contraddizioni dei livelli istituzionali (Comuni, Province, Regione, Governo). Nessuno pensi di scaricare le conseguenze di tutto ciò sui lavoratori, che in un contesto difficile hanno continuato ad erogare servizi e a svolgere le loro funzioni. Non lo consentiremo”.